CINEFORUM
start ore 20:45
“PORCO ROSSO” DI HAYAO MIYAZAKI (1992)
FREE ENTRY!
————
Ambientato in Italia nel periodo fra le due guerre mondiali, descritto come una mitica epoca degli idrovolanti, il film narra le avventure di Marco Pagot, alias Porco Rosso, un anarchico e solitario asso dell’aviazione che si guadagna da vivere come cacciatore di taglie. Il suo monoplano rosso fiammante dotato di mitragliatrice (omaggio al leggendario barone von Richthofen) è il terrore dei contrabbandieri del Mare Adriatico. Questi, esasperati, si rivolgeranno a Donald Curtis, un esperto quanto borioso pilota americano che sfiderà Marco a un duello senza esclusione di colpi.Quello che, a una prima distratta impressione, sembrerebbe il film più disimpegnato e scanzonato di Miyazaki, quasi un ‘divertissement’ dedicato alla sua passione per il volo, lascia emergere il suo lato più politico e si rivela essere un personalissimo inno alla libertà, incarnata nell’eroe schivo e solitario senza casa né famiglia: egli risponde solo al codice d’onore degli aviatori e ha scelto la fuga dal mondo e il rifiuto dell’omologazione al regime che avanza e che fagocita ogni diversità – “meglio maiale che fascista!” è un passaggio chiave del film. Il racconto però non è appesantito da intenti ideologici e, asciutto e con pochi fronzoli, procede fluido alternando slapstick comedy, sottile umorismo e scene più drammatiche pregne di profonda malinconia.
Come sempre nel cinema di Miyazaki, le figure femminili hanno un ruolo predominante; Madame Gina non ha difficoltà a farsi rispettare dai pirati, e Fio Piccolo, giovane e promettente designer di aircraft, è un’adolescente che non si sottrae alle proprie responsabilità e, attraverso il duro lavoro, decide di emanciparsi e di contribuire in prima persona alla causa in cui crede. Inoltre, mentre gli uomini nel film sono avventurieri senza radici che vivono ai margini della società, sia Fio sia Gina vengono dipinte come indipendenti ed esperte negli affari. Questa visione femminista è un elemento tipico dell’universo narrativo ‘miyazakiano’ e del suo personale umanesimo che vede la donna come figura centrale e punto di riferimento.Porco Rosso rappresenta idealmente la figura dell’artista (forse alter ego dello stesso autore), che dall’alto ha un punto di osservazione privilegiato, si astrae dal mondo e ha una visione distaccata e oggettiva della realtà, ma non per questo rimane neutrale o indifferente ed è costretto a impegnarsi personalmente. Il maiale è uno degli animali simbolo del regista di Akebono ed è presente in molti suoi lavori, da “Conan” a “La città incantata”. L’eroe volante accetta la metamorfosi e rifiuta la propria umanità perché nauseato dalla stoltezza e dalla crudeltà della guerra che lo ha segnato definitivamente durante una sanguinosa battaglia aerea in cui ha visto con i suoi occhi l’annientamento di un’intera squadriglia di suoi commilitoni. Quando non vola Marco è un novello Humphrey Bogart con il suo impermeabile, il suo cappello di feltro a tesa larga, la sigaretta perennemente accesa e il suo irresistibile fascino maschile che non necessita certo di bellezza esteriore per fare breccia nel cuore delle donne. Il piano bar dell’hotel Adriano è un crocevia di avventurieri che, come in “Casablanca”, strizza l’occhio alle atmosfere noir di certi film hollywoodiani degli anni d’oro.Le rocambolesche acrobazie aeree sono coreografiche e spettacolari, tra veloci zoomate e complesse carrellate dai ritmi serrati che riescono a non essere mai noiose e risultano sempre fantasiose e avvincenti. C’è poi l’omaggio di Miyazaki alle produzioni dei pionieri dell’animazione (nella scena ambientata all’interno della sala cinematografica), ispirata ai fratelli Fleischer e a Windsor McKay, che ebbero grande influenza sull’animazione nipponica nel primo dopoguerra.Buona la ricostruzione, filtrata dallo stile Ghibli, dell’Italia settentrionale e della pittoresca costa dalmata, seppur non esente da qualche distrazione, tutto sommato trascurabile, circa il contesto geografico: su tutte la scelta incomprensibile di Milano laddove sarebbe stato più filologicamente corretto parlare di Torino – vedi il motore Fiat A.S.2 “Ghibli” del monoplano di Marco, lo spericolato collaudo sul Po (?), e lo scorcio della Mole Antonelliana nei titoli di coda.Le musiche di Joe Hisahishi sono, come di consueto, all’altezza delle aspettative. In questo frangente il pianista e compositore si cimenta in melodie romantiche, allegre marcette bandistiche che enfatizzano il carattere solare e festoso dell’ambientazione italica, e un omaggio alla tradizione degli chansonnier con il brano cantato da Madame Gina “Le temps des cerises” di Charles Trenet.”Porco rosso” è un’avventura che riesce a fondere commedia fracassona e profonde riflessioni, sequenze mozzafiato e toccante romanticismo. Inizialmente concepito come corto per una compagnia aerea, pur nella sua atipicità e pur non essendo paragonabile ad alcuna delle tante epopee grandiose a cui il maestro ci ha abituati, è una grande prova d’autore, matura e consapevole, tutt’altro che inferiore nell’ambito della gloriosa filmografia made in Ghibli.
Recensione di bob71 da www.animeclick.it